mercoledì 13 giugno 2012

Dune

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Dune - le sabbie di Arrakis (dai titoli di testa)

Ovvero il film con il quale David Lynch si perse tra le sabbie di Arrakis.

Nel 1980 De Laurentiis affida al trentaquattrenne regista di The elephant man la trasposizione cinematografica del primo romanzo del ciclo Dune di Frank Herbert: 4 anni e 40 milioni di dollari dopo il film esce nelle sale, con risultati tutt'altro che incoraggianti... i botteghini piangono, e i pareri di critica e pubblico sono oltremodo discordanti

Dune - Paul Atreides

Trama: in un futuro remoto (10.190 e rotti, ma 24.000 sarebbe lo stesso) l'universo è governato da potenti casate e – di fatto – dalla Gilda, un'organizzazione che detiene il monopolio dei trasporti a velocità superiori a quella della luce. I viaggi spaziali sono possibili grazie alla Spezia, una sostanza causa di mutazioni genetiche ma in grado di fornire doti di precognizione (preveggenza).
L'unico luogo nel quale si può estrarre la Spezia è l'inospitale pianeta Arrakis (chiamato dai suoi abitanti Dune), destinato ad essere il teatro del sanguinoso scontro tra i leali e valorosi Atreides (discendenti nientemeno che di Agamennone) e gli infidi e violenti Harkonnen, originari del pianeta vulcanico Giedi Primo. Una nuova forza però sta per sorgere, ed è destinata a ridisegnare gli equilibri dell'intero universo conosciuto.

Il cast... oltre a Kyle MacLachlan(Paul Atreides), che diviene a partire da questo film per Lynch ciò che Depp è per Burton, troviamo Jürgen Prochnow (Duca Leto Atreides), Francesca Annis (Lady Jessica), Kenneth McMillan (Barone Vladimir Harkonnen), Dean Stockwell, Sting, Max von Sydow, Sean Young (all'epoca già famosa per Blade Runner), Silvana Mangano, Linda Hunt e altri ancora. Nulla da ridire sulle interpretazioni... a parte quella di Sting, che sembra essere stato piazzato nel film per sfruttarne il nome, più che per le doti teatrali.

Dune - l'arrivo degli Atreides su Arrakis

Le scenografie e gli effetti specialicostituiscono il vero tallone d'Achille della pellicola. Vermi giganti a parte, creati sapientemente da Carlo Rambaldi, si ha la sensazione che il resto provenga dal cinema fantastico degli anni '20. In Dune la stragrande maggioranza degli oggetti, dei veicoli, delle armi e delle attrezzature sembra antifunzionale: i vascelli stellari sono bizzarri incroci tra palloni aerostatici e frigoriferi, o cilindri maldestramente disegnati su fogli di acetato, appiccicati poi sui fotogrammi. Tutto viene aggravato da un uso del chroma key il più delle volte alquanto maldestro, così come criticabile è la scelta rappresentativa che spazia tra il barocco e l'ipersemplificazione infantile... ne è un esempio l'imperatore che cerca di respingere l'attacco dei Fremen e finisce per sembrare un rimbambito su una giostrina per bambini.
Lo scenografo è lo stesso di 2001: Odissea nello spazio, e lavora per tre anni sul progetto Dune, ma il risultato è in bilico tra il superficiale, il ridicolo e il grottesco. Le pellicole di Kubrick prima (1968), e di Lucas (1977) e Scott (1979) poi, pur con mezzi tecnici ed economici inferiori, avevano avvicinato alla fantascienza anche i non amanti del genere, grazie a una resa visiva quantomai realistica, pulita, e a un approccio razionale (Kubrick e Scott almeno) mirato a rispettare la quarta categoria dell'impossibilità di Karl Popper.

Dune - Paul Atreides è il nuovo Mahdi dei Fremen

Il film in fase di post produzione subisce pesanti tagli e rimaneggiamenti che finiscono per rendere ancora più difficoltosa la comprensione delle vicende a chi non abbia avuto tra le mani il romanzo. Alcuni accadimenti vengono trattati con eccessiva superficialità, mancano le premesse di altri (vedi il fatto che Paul Atreides discenda da parte materna dagli Harkonnen) e Lynch ha la poco illuminata idea di metterci del suo... le navi spaziali finiscono così per viaggiare grazie alla telecinesi e gli Atreides possiedono il modulo estraniante, che a dispetto del nome non è il pronipote dell'iPod, ma un'arma sonica.

La colonna sonora, composta da Brian Eno e dai Toto, risulta piacevole ed evocativa, e rappresenta l'unica parte della pellicola degna di essere ricordata.

Le frasi:
  • Non devo avere paura. La paura uccide la mente. La paura è la piccola morte che porta con sé l'annullamento totale. Guarderò in faccia la mia paura. Permetterò che mi calpesti e mi attraversi. E quando sarà passata, aprirò il mio occhio interiore e ne scruterò il percorso. Là dove andrà la paura non ci sarà più nulla. Soltanto io ci sarò. (Paul Atreides)
  • Il mio nome è una parola che uccide. (Paul Atreides - Mahdi dei Fremen)


Giudizio globale:voto AT pessimo
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